Pubblicato da Luca Pessina | 0 Commenti
“Rituals” è il secondo album per il quartetto elvetico delle Shever, il primo pubblicato ufficialmente
da un’etichetta – la Totalrust Music – dopo una serie di uscite autoprodotte. La Svizzera è da sempre
lo sfondo per sperimentazioni musicali di vario genere (solo nel metal, basta pensare a Celtic Frost,
Coroner e Samael) e la proposta di questa all female band pare volersi inserire nello stesso filone
attitudinale. La musica delle Shever è un doom-death metal dalle atmosfere pagane e rituali (il titolo
dell’album è emblematico in questo senso), pregno di oscurità e toni pesanti. Sei in totale le tracce:
tutte girano sugli otto minuti di durata. Le chitarre diffuse e il cantato spettrale dell’opener “Ritual Of
Chaos” presentano un ottimo esempio delle sonorità generali del disco: il mood è gravoso e la
vocalist Alexandra pare intenta a invocare una qualche divinità, mentre le sue compagne tessono
trame che spaziano da riff di granito a soluzioni arpeggiate, passando pure per qualche apertura più
sostenuta in cui si percepisce in pieno l’importanza del lato melodico/atmosferico di questa
interessante formazione. Tutto è giocato sempre sul filo dell’equilibrio, senza eccedere mai con la
pura irruenza doom e la “grana grossa”: “Delirio” e “Je Suis Nee” variano ulteriormente le ritmiche,
sposandosi alla perfezione con la varietà vocale di Alexandra, che alterna screaming/growling vocals
e parti recitate o pulite, perfette in quei break enigmatici in cui la Nostra recita la parte di strega dei
boschi. A livello musicale, siamo spesso dalle parti di Cathedral e primi My Dying Bride, ma la vena
ipnotica, quasi da rituale pagano, che avvolge gran parte delle trame, riesce a portare alla mente
anche Jex Thoth, Blood Ceremony e tutte quelle doom rock band occulte che sono solite infestare un
happening come il Roadburn Festival (al quale le Shever hanno partecipato pochi anni fa). Alla fine
dei conti, “Rituals” ci presenta quindi un gruppo già discretamente personale e in buona forma sotto
il punto di vista del songwriting, capace di sviluppare un sound tanto debordante quanto evocativo,
che rimane impresso già ai primi ascolti. Band promettente.
Voto: 7.0